Tre anni di chiusura forzata, ed ora, invece, ad estate inoltrata i giudici hanno dato ragione ai gestori di nove stabilimenti balneari del giuglianes
Tre anni di chiusura forzata, ed ora, invece, ad estate inoltrata i giudici hanno dato ragione ai gestori di nove stabilimenti balneari del giuglianese: possono riaprire gli stabilimenti. I sigilli furono apposti nel luglio del 2013, una decisione preventiva, su richiesta della procura di Napoli, per l’ipotesi di concessioni demaniali non in regola. Poi, qualche giorno fa la sentenza in primo grado e non solo. Poi la manna della sentenza della Corte europea con il rischio chiusura degli stabilimenti, anche quelli non finiti nel calderone del blitz del 2013. Mille lidi, da Baia Domizia ad Acciaroli, ventimila lavoratori, investimenti fatti, prenotazioni registrate e un calendario fitto per due mesi di piccoli e grandi eventi. L’Unione e la corte europea non considerano illegittime le proroghe in quanto tali. Chiedono che si smetta con le proroghe eterne e indiscriminate. Secondo gli operatori, la polemica sul libero accesso alle opportunità sarebbe falsata alla fonte. La costa italiana è di 8300 chilometri, isole comprese. Più di un terzo sono coste alte, con tratti rocciosi. Quella fatta di spiagge, di coste basse e di accessi agevoli al mare è di almeno 4mila chilometri. Gli stabilimenti con concessioni attivi in questo momento in Italia occupano poco meno di mille chilometri. Stesse proporzioni anche per la Campania: 487 chilometri di costa, 429 utili alla balneazione. Occupati in concessione poco meno della metà. Sul demanio concesso sono stati costruiti lidi ma anche ristoranti, bar, discoteche, palestre, saune, aziende per benessere e tempo libero, negozi, oltre alle attrezzature classiche come piscine, spogliatoi. Investimenti onerosi che vanno ammortizzati nel tempo. Per contro, ci sono anche in Campania chilometri di spiagge libere, che possono essere si da subito oggetto di asta pubblica e di concessione. E intanto l’estate continua.